Oltre un anno di pandemia ha appiattito il nostro sguardo su una definizione, “anziani”, schiacciata da una inesorabile contabilità a due dimensioni: età e numeri. In realtà e nella realtà esistono le persone. Una pluridimensionalità che un’opera, quella dell’artista Livia Paola Di Chiara, apre al nostro sguardo con la chiarezza e la potenza di un’alba che schiude il cielo a un nuovo giorno. Da oggi, Òctobit ospiterà nel suo studio di Foggia i tre trittici scattati da Livia Paola Di Chiara, artista che svolge un’attività legata in maniera antropologica e sociale alla cultura rurale e ai suoi aspetti sottesi.
I.A.I. è l’acronimo - Identità/Alterità/Intimità – che dà il titolo all’opera.
Al centro del ‘fuoco’ della macchina fotografica ci sono tre donne: Angiolina Meninno, Concetta Costantino e Rosina Abbondandolo, che avevano rispettivamente 100, 85 e 75 anni quando nel 2013 furono realizzate le foto che le ritraggono.
Tre scatti, tre pose e due espressioni del volto fanno emergere una sfera emozionale in cui l’Identità definisce l’ordinario, l’Alterità circoscrive la consuetudine e l’Intimità apre allo scenario confidenziale e familiare di una bellezza altrimenti racconta nella compostezza di una pettinatura tradizionale e nel pudore delle convenzioni sociali.
Il progetto, fruibile nella sua interezza tramite uno smartphone, utilizza il web come prerogativa d’accesso alla sfera del privato, evocando un paradosso: il QRcode, comunemente utilizzato come strumento di connessione ad un sapere diffuso, diventa il varco per una visione intimistica del soggetto ritratto.
La ricerca di Livia Paola Di Chiara indaga i molteplici aspetti della tradizione rurale da cui proviene e dalla quale è influenzata, e si traduce in lavori che guardano con elementarità a questo mondo complesso, studiandone i concetti più vari e interconnessi.
I suoi progetti ispezionano il vissuto familiare, la tradizione, la memoria, il rito e procedono con l’indagine del paesaggio e la possibilità di reinventarlo attraverso la land art e l’art in nature, con lavori che guardano alla natura e alla sua stagionalità, alla caducità dei materiali e alla persistenza della memoria oltre l’oggetto artistico.